wikipaom2018:lez_2018-04-20
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Linea 1: | Linea 1: | ||
+ | a cura di Ulisse, Elena di Troia, Diomede, Nessuno e ICARO | ||
+ | ====== MARC MENTAT ====== | ||
+ | |||
+ | Al termine della lezione precedente eravamo giunti a modellare una piccola porzione del profilato in oggetto (ogni lato è lungo circa 20 mm), avevamo inserito il vincolo di antisimmetria, | ||
+ | Vediamo come infittire la mesh; alcune postazioni ad ogni elemento ne sostituiranno 4 (ogni lato verrà diviso in due parti), altri 9 (ogni lato verrà diviso in 3 lati), altri ancora 16 (ogni lato verrà diviso in 4 parti): | ||
+ | |||
+ | • MESH GENERATION> | ||
+ | |||
+ | |||
+ | Le suddivisioni sono relative agli assi di elemento x, y, z; abbiamo inserito 2, 3 o 4 a seconda del gruppo nei primi due assi entro piano, il terzo asse ovvero z non subisce alcuna suddivisione anche perché gli elementi piastra con cui stiamo lavorando non godono di una estensione lungo tale asse. | ||
+ | |||
+ | Gli elementi raffinati nascono equi spaziati a meno che non si modifichino i BIAS FACTORS. | ||
+ | Se si vuole annullare tale comando possiamo premere UNDO. | ||
+ | Abbiamo raffinato la mesh, quest’operazione può sempre essere fatta per controllare quanto i risultati sono funzione della raffinatezza della mesh, i.e. vado a confrontare i risultati calcolati con lo stesso modello geometrico ma con una mesh più o meno raffinata (fitta). | ||
+ | |||
+ | A questo punto bisogna aggiornare le condizioni al contorno perché tutti i nodi nuovi devono seguire il vincolamento relativo antisimmetria e l’RBE2. Tutti i nodi che giacciono su quella faccia devono essere agganciati al corpo rigido; infine bisogna anche lanciare uno sweep perché potrebbero essersi sovrapposti dei nodi, non tutti i nuovi nodi infatti potrebbero essere univoci. | ||
+ | Procediamo con lo sweep: | ||
+ | |||
+ | • MESH GENRATION> | ||
+ | |||
+ | Questo collasso nodale chiude dei tagli infinitesimi che potrebbero essere presenti nella struttura, evita inoltre la nascita o lo scorrimento di cricche. | ||
+ | |||
+ | Passiamo a modificare le condizioni al contorno, applichiamo l’antisimmetria, | ||
+ | |||
+ | • BUONDARY CONDITIONS> | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.1 Aggiornamento antisimmetria. | ||
+ | |||
+ | Infine, passo a modificare l’RBE2. Successivamente applicheremo o una rotazione o una coppia a seconda dei gusti. Il nostro obiettivo è quello di calcolare la rigidezza a torsione della struttura, per cui ho due possibilità: | ||
+ | |||
+ | A quale nodo della sezione terminale impongo la rotazione? A tutti, ma oltre a imporre le rotazioni devo anche spiegare come ogni nodo si deve poi muovere di conseguenza, | ||
+ | |||
+ | • LINKS> | ||
+ | |||
+ | Per sbaglio abbiamo incluso nella selezione anche il nodo Master, che tuttavia non deve rientrare nell’elenco dei nodi dipendenti, indi per cui dobbiamo rimuoverlo seguendo le istruzioni: | ||
+ | |||
+ | • LINKS> | ||
+ | |||
+ | Se non lo tolgo il calcolatore mi darà errore (err. 2011), che sta a significare che c’è un problema riguardo alle relazioni cinematiche interne. Ho completato il CR, Il nome di tale vincolo cinematico interno è “estremo_profilo”, | ||
+ | |||
+ | Se tuttavia lanciassi il calcolo non c’è legame tra il moto di quel CR e il moto della struttura deformabile alla quale io vorrei vederlo attaccato. sotto la voce TIED NODES sono raffigurati i 6 DOF, al momento sono tutti spenti. Nella configurazione attuale ognuno dei nodi perimetrali segue la configurazione del CR con nessuno dei suoi gradi di libertà (sono tutti disattivati), | ||
+ | |||
+ | • TIED NODES> | ||
+ | |||
+ | Ho saldato così il terminale al vincolo, i nodi perimetrali seguono il corpo rigido con tutti i loro 6 DOF. Ovviamente i 6 DOF rappresentano nell’ordine (u, v, z, $\theta, \phi, \psi$). Ricapitolando: | ||
+ | |||
+ | Vorrei, con questo modello, confermare i risultati della teoria torsionale della trave, secondo De Saint Venant; devo mettermi nelle condizioni più simili possibili rispetto a quelle descritte e richieste dalla teoria, devo quindi permettere il libero moto in direzione assiale di ogni punto della sezione (warping, ingobbamento), | ||
+ | |||
+ | • TIED NODES> | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.2 Disattivazione DOF. | ||
+ | |||
+ | Possiamo osservare come i gradi di libertà vincolati nel corpo rigido siano gli stessi che avevamo bloccato nel vincolo di antisimmetria, | ||
+ | |||
+ | Come si può interpretare il collegamento incompleto tra il CR e i nodi della struttura deformabile? | ||
+ | |||
+ | Impongo ora un moto di pura rotazione attorno all’asse z al CR: | ||
+ | |||
+ | • BUONDARY CONDITIONS> | ||
+ | • NAME: guida_corpo_rigido | ||
+ | • PROPERTIES> | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.3 Rotazione imposta. | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.4 Rotazione imposta. | ||
+ | |||
+ | Le rotazioni nel Mentat sono sempre espresse in radianti. Quanto dovrà valere in modulo la rotazione imposta? Il testo dato dice che la rotazione per unità di lunghezza deve essere pari, sul profilato completo, a 0.001 rad/mm. Noi stiamo modulando soltanto metà oggetto. Poiché è presente un piano di antisimmetria, | ||
+ | |||
+ | Vorremo poi rendere indipendente la rotazione per unità di lunghezza rispetto alla lunghezza effettiva della struttura che stiamo considerando (in questo caso l) generalizzando il più possibile il nostro modello. Imponiamo quindi una rotazione che si adegua automaticamente al variare della porzione di struttura modellata. Essendo il modello stato costruito con l’estremo posteriore a z=0 e quello anteriore a z=l, potrei associare al nodo Master una rotazione che è pari a 0,0005 rad/mm *z (versione corretta: 0.001 rad/mm *z), dove z è la coordinata del nodo di riferimento per la lunghezza. Per fare ciò devo definire la funzione che modulerà la rotazione z, che poi verrà selezionata dalle proprietà della condizione al contorno guida_corpo_rigido. | ||
+ | |||
+ | Creiamo la funzione modulante (TABLE): | ||
+ | |||
+ | • BUONDARY CONDITIONS> | ||
+ | • NAME: lineare_in_z | ||
+ | • INDEPENDENT VARIABLE V1> | ||
+ | • FORMULA (select)> | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.5 Creazione funzione modulante | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.6 Definizione caratteristiche funzione modulante | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.7 Definizione caratteristiche funzione modulante | ||
+ | |||
+ | Si è utilizzata una sola variabile indipendente in quanto in questo caso non si ha ad esempio una dipendenza temporale in quanto trattasi di calcolo statico, posso avere fino a 4 variabili in totale. Inoltre, come visto, si è associata la funzione alla coordinata z dell’indeformata, | ||
+ | |||
+ | Definita la funzione, torniamo alle condizioni al contorno e inseriamo la dipendenza dalla funzione appena creata: | ||
+ | |||
+ | • BOUNDARY CONDITIONS> | ||
+ | • TABLE(functions)> | ||
+ | |||
+ | Per tornare a vedere il modello andiamo su: | ||
+ | |||
+ | • SHORTCUTS> | ||
+ | |||
+ | C’è ancora qualcosa che non funziona, tuttavia per ora non siamo in grado di accorgercene dunque proseguiamo fino alle soluzioni e vediamo cosa succede. | ||
+ | Andiamo nel menu JOB che gestisce i lavori di calcolo: | ||
+ | |||
+ | • JOB> | ||
+ | condizioni al contorno siano simultaneamente attive) | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.8 Nuovo lavoro di calcolo. | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.9 INITIAL LOADS | ||
+ | |||
+ | Il menù LOADCASES descrive delle porzioni di storia di storia di carico, che interessano se esiste una dimensione temporale o ad esempio se stessimo facendo un’analisi modale, nel nostro caso può dunque essere saltato. | ||
+ | INITIAL LOADS sono i carichi da applicare all’istante 0 della simulazione (nel nostro caso avendo a che fare con una simulazione statica quell’istante iniziale corrisponde anche a tutti gli istanti di tempo disponibili), | ||
+ | Il menù JOB RESULTS è il menù che permette di selezionare i risultati che vorremmo trovare scritti nel file dei risultati, non è possibile infatti scrivere i risultati nella loro completezza, | ||
+ | |||
+ | • JOBS> | ||
+ | • STRESS IN PREFERRED SYS (select)> | ||
+ | • EQUIVALENT VON MISES STRESS (select)> | ||
+ | • 1ST ELEMENT ORIENTATION VECTOR (select)> | ||
+ | • 2ND ELEMENT ORIENTATION VECTOR (select)> | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.10 Selezione dei risultati. | ||
+ | |||
+ | Selezionando l’opzione: | ||
+ | Le opzioni: 2ST ELEMENT ORIENTATION VECTOR e 2ND ELEMENT ORIENTATION VECTOR scrivono nel file dei risultati come è orientata la freccia rossa che si vede nell’input, | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.11 Grandezze base elemento. | ||
+ | |||
+ | Queste erano quantità, scalari e vettoriali, base elemento. | ||
+ | Passiamo ora a valutare le grandezze su base nodo selezionando l’opzione CUSTOM: | ||
+ | |||
+ | • DEFAULT> | ||
+ | • DISPLACEMENTS (select) | ||
+ | • ROTATION (select) | ||
+ | • REACTION FORCE (select) | ||
+ | • REACTION MOMENT (select) | ||
+ | • TYING FORCE (select) | ||
+ | • TYING MOMENT(select): | ||
+ | • OK> | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.12 Grandezze base nodo. | ||
+ | |||
+ | Se non avessi selezionato gli spostamenti e le rotazioni nodali non avrei potuto osservare le deformate. Le quantità EXTERNAL FORCE e EXTERNAL MOMENT, che inizialmente avevo selezionato, | ||
+ | |||
+ | Le opzioni REACTION FORCE e REACTION MOMENT sono le coppie e i momenti di reazione vincolare associati ai vincoli esterni, quelli collegati con i vincoli a terra, in questo caso quindi l’antisimmetria. Se voglio avere le reazioni associate ai vincoli cinematici interni, cioè al corpo rigido ad esempio, devo selezionare le opzioni TYING FORCE e TYING MOMENT, ripetiamo che queste sono le forze e i momenti che l’RBE2 applica sul corpo deformabile. | ||
+ | |||
+ | Il sistema ha impostato da sé che si tratta di un calcolo tridimensionale (3D) | ||
+ | A questo punto entriamo nel menù ELEMENT TYPES, da questo menù è possibile assegnare ai quadrilateri la loro natura di elemento 75 (il sistema lo farebbe di default, tuttavia è sempre meglio ricordarsi e impostarlo manualmente o per correggere eventuali errori) | ||
+ | |||
+ | • JOBS> | ||
+ | • ID TYPES (select) | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.13 Selezione della tipologia di elemento. | ||
+ | |||
+ | THICK SHELL è la piastra flesso-tagliante, | ||
+ | Se avessi utilizzato degli elementi membrana 18 avrei ottenuto un modello privo di rigidezza flessionale (__DA EVITARE ASSOLUTEMENTE!__). | ||
+ | |||
+ | Torniamo al menu principale e proviamo a lanciare i calcoli: | ||
+ | |||
+ | • JOBS> | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.14 Risultati 1. | ||
+ | |||
+ | Esce sotto l’opzione EXIT NUMBER, il numero 3004, il calcolo è stato portato a termine con successo, tuttavia risulta esserci qualcosa che è andato storto, infatti compaiono un sacco di zeri poiché abbiamo sbagliato qualcosa nel definire il caricamento esterno, ovvero il sistema nasce scarico e scarico rimane. Probabilmente ho sbagliato a definire il solo elemento caricante della mia struttura, cioè la rotazione imposta sull’RBE2, | ||
+ | Quando CURRENT INCREMENT rimane a 0, e così anche SINGULARITY RATIO, probabilmente tutto è rimasto fermo in quanto niente era stato caricato. | ||
+ | Torniamo al menù principale per controllare cosa non va: BOUNDARY CONDITIONS: guida_corpo_rigido non è associata a nessun nodo: | ||
+ | |||
+ | • BOUNDARY CONDITIONS> | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.15 Selezione del nodo centrale RBE2. | ||
+ | |||
+ | Vincolo il nodo Master e tutti gli altri lo seguiranno, posso vincolare i DOF che erano indipendenti, | ||
+ | |||
+ | Torniamo a calcolare (vedi sopra): il calcolo va a bon fine tuttavia il SINGULARITY RATIO ha assunto un valore patologico, è vicinissimo a zero se considero che sto lavorando in doppia precisione, ciò significa che la matrice è singolare. Il sistema non è risolvibile, | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.16 Risultati 2. | ||
+ | |||
+ | Il sistema è mal condizionato, | ||
+ | |||
+ | Bisogna rendere univoca la posizione della struttura nello spazio: torniamo a modificare i vincoli: il CR (RBE2) ha un vincolo che definisce la posizione dello stesso dunque a singolarità non è imputabile a questa componente: | ||
+ | |||
+ | • BOUNDARY CONDITIONS> | ||
+ | Passiamo quindi all’analisi del corpo deformabile | ||
+ | • BOUNDARY CONDITIONS> | ||
+ | |||
+ | Il vincolo antisimmetrico dice che i punti vincolati si devono spostare secondo quanto imposto, non c’è un moto di CR di traslazione in x, ugualmente posso escludere la traslazione in y e rotazione in z. Mi rimangono possibili un moto di traslazione in z, libera rotazione in x ed in y, quali di questi moti sussistono? | ||
+ | La traslazione z è impedita al nodo di controllo dell’RBE2, | ||
+ | |||
+ | • BOUNDARY CONSITIONS> | ||
+ | • NAME: posiz_tz, | ||
+ | • PROPERTIES> | ||
+ | • NODES> | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.17 Moti di corpo rigido. | ||
+ | |||
+ | Tale vincolo non era previsto dal testo, tuttavia risulta essere necessario ai fini del completamento corretto dei calcoli, sarebbe un errore inserire un vincolamento in più, otterrei un sistema sovravincolato, | ||
+ | |||
+ | Rilanciamo il calcolo attivando il vincolo appena inserito: | ||
+ | |||
+ | • JOBS> | ||
+ | • RUN> | ||
+ | |||
+ | Ora la matrice non è più singolare e il calcolo è stato portato a termine correttamente. | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.19 Risultati corretti. | ||
+ | |||
+ | Ora possiamo guardare il file dei risultati; ci sono 2 modi per aprirlo: o con un click sull’opzione OPEN POST FILE, dove post sta ad indicare che si tratta di un file per il post-processing; | ||
+ | |||
+ | • POST-PROCESSING RESULTS> | ||
+ | |||
+ | Le scritte in alto a sinistra mi confermano che sto lavorando sul file dei risultati. | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.20 Deformata. | ||
+ | |||
+ | Spesso non è detto che sia possibile vedere chiaramente le deformazioni nella struttura deformata, in particolare nei nostri casi dove il materiale utilizzato è acciaio, per cui è possibile amplificare le deformate per osservare meglio i risultati, le due scritte in alto a sinistra mi confermano che sto utilizzando il file dei risultati. | ||
+ | Qualunque modifica si faccia al modello, mentre stiamo lavorando sul file dei risultati, non finisce nel file del modello, dunque è persa, NON SI FANNO MODIFICHE SUL FILE DEI RISULTATI. | ||
+ | Per passare nuovamente al file del modello devo fare click su CLOSE. Con le opzioni PREVIEW e NEXT scorro gli istanti temporali di un’eventuale simulazione dinamica. | ||
+ | È possibile osservare la configurazione deformata secondo varie modalità di visualizzazione: | ||
+ | |||
+ | Il menu della deformata prevede delle impostazioni dove è possibile scalarla, li spostamenti vengono moltiplicati per un fattore di scala tale che li renda visibili ad occhio nudo: | ||
+ | |||
+ | • DEFORMED SHAPE> | ||
+ | |||
+ | Selezionando quest’opzione il software calcola un fattore di scala per rendere visibile la deformata e per non renderla troppo grande serve per scalare la deformata e renderla più evidente. Nel caso in cui un’immagine di questo tipo venga utilizzata in un report di calcolo è fondamentale specificare che è una deformata scalata e specificarne il fattore. | ||
+ | |||
+ | • DEFORMED SHAPE> | ||
+ | |||
+ | In modalità manuale è possibile scegliere autonomamente il fattore di scala. | ||
+ | La deformata mi conferma che il moto di warping è presente, il materiale si muove in z in corrispondenza del taglio sul profilato. | ||
+ | Andiamo a vedere cosa si può vedere ulteriormente: | ||
+ | |||
+ | • POSTPROCESSING RESULT> | ||
+ | • POSTPROCESSING RESULT> | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.21 CONTOUR BANDS | ||
+ | |||
+ | Vorremmo ora visualizzare invece il luogo dei punti che non ha subito spostamenti in z, posso usare il seguente trucchetto: | ||
+ | |||
+ | • POSTPROCESSING RESULT> | ||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | fig.22 Scala manuale | ||
+ | |||
+ | Scelgo gli estremi di scala, di base sono visualizzati i valori max e min degli spostamenti sul modello, tuttavia posso anche definire la scala in modalità manuale e dire che ho una scala che va da -0.001 a 0.001, cioè compattissima nell’intorno dello 0, tutto ciò che è maggiore del massimo viene colorato in grigio chiaro, tutto ciò che è minore del minimo viene colorato in grigio scuro; in questa maniera mi accorgo benissimo di quali sono i punti che hanno spostamento z nullo che si trova solamente sulla linea dove ho scelto di fissare il nodo in direzione z, il warping è costante in direzione assiale. | ||
+ | |||
+ | Sempre dal menu SETTINGS posso alzare il numero dei livelli. | ||
+ | Controlliamo che carichi e che coppie sono effettivamente applicati alla struttura, potrebbero esserci dei tagli, dovuti alla presenza dei vincoli RBE2, se ci sono dei tagli in quella struttura non sto applicando solo torsione, la cosa non è scontata come lo sarebbe per lo sforzo normale. Faccio subito un controllo: | ||
+ | |||
+ | • POSTPROCESSING RESULTS> | ||
+ | • POSTPROCESSING RESULTS> | ||
+ | |||
+ | Sono entrambe non nulli ma comunque tendenti a zero e quindi trascurabili (dell’ordine di 10^-11 N) rispetto ai carichi esterni applicati che distano di molti ordini di grandezza. | ||
+ | Per quanto riguarda le rotazioni: | ||
+ | |||
+ | • POSTPROCESSING RESULTS> | ||
+ | • POSTPROCESSING RESULTS> | ||
+ | |||
+ | Possiamo stimare quanto vale la coppia in quanto conosciamo tutti i termini della formula disponibile sul wiki, vedi foglio calcolo del prof. | ||
+ | Dal confronto tra i vari risultati ottenuti, si deduce come non sia sempre necessario infittire la mesh come si è visto dai vari risultati nel calcolo di $k_{t}$, nel nostro caso infatti la mesh più grezza possibile va benissimo, non è sempre detto che vada a finire così. | ||
+ | Andiamo ad analizzare lo stato tensionale, per avere un’idea globale possiamo utilizzare la Von Mises: | ||
+ | |||
+ | • POST PROCESSING RESULT> | ||
+ | • SCALAR PLOT SETTINGS >MANUAL or AUTOMATIC | ||
+ | |||
+ | Apparentemente sembra non essere uniforme, in realtà le variazioni sono minime dunque variando la scala riesco a ottenere una visualizzazione più omogenea. | ||
+ | Analizziamo le componenti della Von Mises selezioniamo dall’ormai consueto menu le varie componenti tensionali nel sistema di riferimento preferenziale. L’unica componente che è dell’ordine della Von Mises (le altre sono tutte praticamente nulle) è la componente 1-2. Tale tensione è continua da elemento ad elemento, questo fenomeno no è sempre garantito a differenza degli spostamenti e delle deformazioni, | ||
+ | |||
+ | • SCALAR PLOT SETTINGS> | ||
+ | |||
+ | Ad ogni nodo vengono associate delle quantità associate ai valori medi delle stesse quantità campionate sugli elementi che insistono su quel nodo, una volta calcolate le medie definisce la mappa colorata per interpolazione. | ||
+ | Il reale risultato non è quello interpolato ma quello costante a tratti, come ricavare dunque le tensioni, le ricavo a partire dagli spostamenti nodali. | ||
+ | I valori calcolati internamente all’elemento finito fanno riferimento alla grandezza considerata, | ||
+ | |||
+ | Nel file dei risultati i valori tensionali calcolati sono relativi ai 4 punti di gauss per ogni elemento, poiché questi ultimi sono i punti di campionamento delle tensioni, secondo la teoria vista. Dai punti d gauss poi le tensioni vengono ricondotte ai nodi, questo processo è gestito interamente dal software. | ||
+ | Stiamo analizzando la componente 1-2 di tensione nel sistema di riferimento preferenziale al top layer, è negativa, se mi sposto al bottom layer, dovrebbe essere uguale ma con segno opposto per la teoria della trave in parete sottile aperta, il middle layer dovrebbe essere completamente scarico. | ||
+ | Apriamo ora il menù MORE che ci permette di analizzare le quantità vettoriali e tensoriali dei risultati, come ad esempio DISPLACEMENTS le TYING FORCE che il nodo Master dell’RBE2 trasmette ai nodi Slaves: | ||
+ | |||
+ | • POST PROCESSING RESULTS> | ||
+ | |||
+ | Sembra che ci siano delle forze sugli spigoli, in realtà non è cosi, ve ne sono anche altre ma sono talmente piccole che se non si fa uno zoom non si riescono a vedere, posso per visualizzarle cambiare la scala. | ||
+ | È importante che non venga trasmessa nessuna forza in direzione z (succederebbe se ci fosse il warping impedito) o coppie in direzione x e y. | ||
+ | Se vogliamo vedere il tensore degli stress dobbiamo selezionare qualche tensore dal menu TENSOR PLOT, per visualizzare le grandezze di questo menu tuttavia bisogna disattivare MAX & MIN sulla Von Mises, dal menu INITIAL LOADS, ora si può visualizzare il tensore degli stress al top, bottom e middle layers. Si tratta di una pura tensione tagliante. | ||
+ | |||
+ | Dalla misura della coppia e della rotazione abbiamo derivato la rigidezza torsionale apparente della struttura modellata. | ||
+ | Se cambio la lunghezza della struttura lo stato tensionale probabilmente sarebbe identico, i risultati sono infatti abbastanza omogenei in direzione z, potremmo eventualmente allungare il profilato in direzione assiale. | ||
+ | Quanto è rigida la struttura chiusa equivalente a torsione, devo chiudere il profilato e devo far coincidere i nodi in corrispondenza del taglio, poi farò uno sweep: | ||
+ | |||
+ | • RESET VIEW> FILL> RUOTA RY (per visualizzare correttamente i nodi da sweeppare) | ||
+ | • MESH GENERATION> | ||
+ | • SWEEP> | ||
+ | |||
+ | Rilancio il calcolo e ottengo dei risultati diversi, il warping è molto più piccolo non trascurabile ma molto inferiore. Nel passare da sezioni aperte a sezioni chiuse il warping crolla, la coppia necessaria per avere la stessa rotazione cala vistosamente, | ||
+ | |||
+ | |||
+ | |||
+ | |||
+ | |||
+ | |||
+ | ===== Sezione a cura del docente ===== | ||
+ | comando per lanciare MSC.Mentat in laboratorio INFOMEC | ||
+ | |||
+ | mentat2013.1 -ogl -glflush | ||
+ | ==== Thin walled profile in torsion ==== | ||
+ | |||
+ | |||
+ | |||
+ | Open thin-walled rectangular cross section profile (a longitudinal cut is performed at the lateral wall center line, whose kerf (width) is negligible), | ||
+ | (Dimensions at the midsurface: 118x38mm), element size ranging from ~10mm to ~20mm. | ||
+ | |||
+ | |||
+ | {{: | ||
+ | {{: | ||
+ | |||
+ | |||
+ | |||
+ | At the A cross section, a skew-symmetry material continuity constraint is applied. | ||
+ | |||
+ | The kinematic constraint at the B point (sphere in cylinder joint) is a positioning constraint, along with the $w_A=0$ axial constraint in A. | ||
+ | |||
+ | A twist per unit length equaling 0.001 radiant/mm is imposed to the profile, i.e. a $\psi_B=0.001 \cdot l$ rotation is imposed at each end, where $l$ is the $z$ axial coordinate of the endpoints, being z=0 at the skew-symmetry plane. | ||
+ | |||
+ | The reaction moment associated with the constraint will determine the applied torque $T$. | ||
+ | |||
+ | |||
+ | ---- | ||
+ | |||
+ | evoluzione modelli cattedra | ||
+ | |||
+ | {{ : | ||
+ | |||
+ | {{ : | ||
+ | |||
+ | attenzione: nel corso della lezione è stata applicata all' | ||
+ | Il valore corretto è invece 0.001*z, coerentemente con la nuova versione della traccia. | ||
+ | I seguenti modelli sono corretti. | ||
+ | |||
+ | {{ : | ||
+ | |||
+ | {{ : | ||
+ | |||
+ | ---- | ||
+ | ~~DISCUSSION~~ |